Occhialeria/ Crisi alle spalle per chi ha puntato sull’alto di gamma e l’export. Ancora in calo i piccoli artigiani

Segnali ancora discontinui ma nel complesso incoraggianti dal settore dell’occhialeria, finito in questi anni in pesante crisi a causa della crescente concorrenza di produttori localizzati in paesi emergenti oltre che dalla crisi economica 2008-2009 che ha finito col ridurre ovunque i consumi. Qualcosa tuttavia sembra muoversi: mentre Marcolin (controllato dai due fratelli Diego e Andrea della Valle, che tramite DDV Partecipazioni e ADV Partecipazioni detengono ciascuno una identica quota del 20,217%, nel complesso superiore al 38,9% circa in mano ai Coffen Marcolin, di cui il 10,28% è però privo di diritto di voto) ha annunciato l’estensione fino al 2022 della licenza per il design, la produzione e la distribuzione a livello mondiale di montature da vista e occhiali da sole con il brand Tom Ford, Milano si presenta all’apertura del Mido (dal 4 al 6 marzo), che quasi in contemporanea con Mipel (pelletteria e accessori), Micam (scarpe) e Mifur (pellicce) costituisce la proposta di All-Accessories, ovvero la settimana fieraiola milanese dedicata agli accessori. Un mondo quello degli accessori e in particolare degli occhiali che ha vissuto il 2010 come un “anno delel conferme” secondo Vittorio Tabacchi, presidente dell'Anfao (Associazione nazionale fabbricanti articoli ottici) e dello stesso Mido che di occhiali se ne intende, visto che fino al febbraio dello scorso anno era presidente (e azionista di riferimento) di Safilo, uno dei maggiori gruppi del settore che oltre ai propri marchi (Safilo, Carrera, Oxydo, Blue Bay e Smith Optics) è titolare di decine di licenze “di lusso” come Dior, Gucci, Armani, Max Mara, Tommy Hilfiger, Valentino, Yves Saint Laurent, Bottega Veneta, Balenciaga o Alexander McQueen solo per citarne alcuni. Eppure proprio Safilo nel 2009 ha visto Tabacchi passare la mano agli olandesi di Hal Investments (attraverso una ricapitalizzazione che ha portato la stessa Hal a diventare il primo azionista col 37,23%, mentre la famiglia Tabacchi è scesa al 10% circa), estrema ratio per salvare l’azienda padovana da quella che si profilava come una fine ingloriosa. Un passaggio di consegne che ha finito col rafforzare il gruppo dotandolo di una rete di 4 mila negozi di fascia medio-alta in gran parte in Europa e che sta iniziando a piacere agli analisti delle grandi agenzie di rating (sia Moody’s sia Standard & Poor’s hanno di recente migliorato il rating sulla società). Il segreto? Come per Luxottica, società controllata al 68% dalla famiglia Del Vecchio con la quale da tempo si parla di possibili partnership industriali proprio con Safilo, aver puntato sulla fascia medio-alta del mercato, capace di meglio resistere ai colpi della crisi e di ripartire con più slancio, come ha dimostrato anche l’ottimo bilancio appena presentato da Luxottica (fatturato in crescita del 13% rispetto a fine 2009 a 5,8 miliardi di euro, utile netto salito del 34% a 407 milioni), capace di accendere la fantasia degli investitori che sono tornati ad acquistare il titolo in borsa, in sintonia con l’andamento di altri “grandi” del settore lusso europeo come Lvmh cui gli analisti sempre più spesso paragonano l’azienda di Agordo. Se il diavolo non ci metterà la coda potrebbe dunque avverarsi la previsione di Tabacchi secondo cui il 2011 sarà l’anno del ritorno “ai livelli pre-crisi” per l’intero settore italiano, grazie alla prevista forte crescita delle esportazioni (che pesano per l’80% del fatturato del settore e che sono già salite del 17,3% su base annua nel 2010) e nonostante la previsione di un mercato interno ancora anemico (-2,7%). Anche l’Italia, secondo Tabacchi, dovrebbe peraltro “ricominciare a muoversi: i dati Istat rivelano un miglioramento delle aspettative per il futuro e noi siamo ottimisti”, sempre che “le vicende del Medio Oriente e della Libia non frenino questo miglioramento” (anche perché il Medio Oriente è “da sempre un mercato di sbarco importante” per le aziende tricolori). Intanto il 2010 consente già di tirare alcune somme: la produzione dell'occhialeria italiana è salita complessivamente a 2,44 miliardi di euro (+8,7% rispetto al 2009), grazie in particolare alle esportazioni di occhiali da sole (+20,4%) e più limitatamente (+11,7%) a quelle di montature. L'anno si è tuttavia chiuso con un ulteriore calo delle aziende attive (927, -2,4% su base annua) e degli occupati (16.150, -2,7%), a causa di una ulteriore flessione che ha colpito in particolare le piccole aziende artigiane. Per riuscire a sopravvivere in attesa della piena ripresa occorrono dunque buone capacità finanziarie, marchi di primordine e la capacità di essere presenti sui mercati emergenti e in generale all’estero, là dove il “made in Italy” di pregio riesce a trovare una buona domanda. Luca Spoldi http://affaritaliani.libero.it/economia/occhiali030311.html

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