Luxottica, corsa carioca con un drago nel motore





Per il gruppo veneto il Brasile si avvia a diventare il secondo mercato di riferimento. E, secondo Merrill Lynch, con il boom degli impianti cinesi, nel 2014 meno della metà degli occhiali sarà prodotta in Italia. E le stanghette diventano made in world.
di Rossana Cuoccio
Il Brasile, nel 2015, sarà il secondo mercato più importante per Luxottica. Ma non solo. Il gruppo nato e cresciuto ad Agordo, nel cuore bellunese delle Alpi, parla sempre meno il veneto, e sempre più le lingue straniere. Al punto che il leader delle stanghette made in Italy si prepara, nel giro di un paio d’anni, a registrare il sorpasso della produzione estera su quella italiana. La conquista dell’impero internazionale, insomma, richiederà l’avvio di impianti dalla Grande Muraglia al Pan di Zucchero.
Una delle chiavi dello sviluppo, come anticipato da Pambianconews il 22 novembre, sarà il Brasile. A riferirlo agli analisti finanziari è stato il management del colosso italiano dell’occhialeria: il Paese verdeoro, oggi tra i 5 più importanti per Luxottica a livello di fatturato wholesale, diventerà addirittura la seconda piazza commerciale per il gruppo di Agordo, in seguito a un’accelerazione, negli ultimi anni, di crescita a doppia cifra con vendite intorno ai 160 milioni di euro.
Del resto, “il Brasile – commenta Luca Solca, managing director, responsabile del settore lusso di Exane Bnp Paribas – è uno dei mercati più interessanti tra quelli emergenti. Insieme a India, Cina e Russia costituisce il gruppo dei cosiddetti Bric. Credo che la scelta di Luxottica di puntare su questo mercato rispetto ad altri risieda nella capacità di distribuire i suoi prodotti all’interno del Paese”. Ciò che fa la differenza è che Luxottica “in Asia, non ha a disposizione delle catene o dei sistemi distributivi adeguati a sostenere l’immagine dei marchi. In Brasile, invece, come negli Stati Uniti, Luxottica può contare su catene al dettaglio di cui si è assicurata la proprietà. In altri mercati emergenti il dettaglio è ancora da costruire, è frammentato e non è della qualità adatta”.
Con un Pil 2012 a +2,5% pari a 2.200 miliardi di dollari, un’economia in costante crescita che secondo il Fondo Monetario Internazionale registrerà un +4,5% nel 2013, una classe media in espansione (la parte povera della popolazione sta acquisendo sempre più potere d’acquisto con un reddito medio mensile disponibile triplicato dal 2005 a oggi) e di conseguenza un numero record di milionari, il Brasile ha superato la Gran Bretagna, al sesto posto nel ranking delle principali economie mondiali, ed è in procinto di scalzare anche la Francia, quinta potenza economica globale. Per giunta, prossimamente si accenderanno i riflettori su due eccezionali eventi sportivi: i campionati mondiali di calcio del 2014 seguiti a ruota dalle Olimpiadi del 2016.
Così il Paese verdeoro sta diventando sempre più un punto di riferimento per il segmento dei luxury goods entrando da protagonista nelle strategie di sviluppo e d’internazionalizzazione dei brand di fascia elevata. Il nuovo Eldorado dei brand di alta gamma si concentra per il 70% a San Paolo e per il 25% a Rio de Janeiro, dove sono nati i primi luxury shopping mall come Iguatemi e Villa Daslu.
Il gruppo fondato da Leonardo Del Vecchio, dunque, pare averci visto chiaro quando un anno fa ha deciso di investire sulla terra del Samba con l’acquisizione di Tecnol, con l’obiettivo di dare vita a un’area di produzione locale in grado di soddisfare la domanda interna, puntando in parallelo ad incrementare l’offerta di prodotti più accessibili alla classe media ed eludendo così anche gli alti dazi imposti alle barriere (si parla di tasse attorno al 35%). Ad oggi, l’unico house brand ad essere stato lanciato sul mercato brasiliano è Vogue, ma nei prossimi mesi anche Ray Ban e Oakley, entrato nel portafoglio di Luxottica nel 2007, sbarcheranno sulle spiagge di Copacabana. “Il Brasile – ha commentato qualche tempo fa il CEO Andrea Guerra – rappresenta uno dei Paesi in cui puntiamo ad essere ‘domestici’, ovvero ad avere radici profonde, a investire in attività, persone e cultura”.
Anche la svolta retail verdeoro è recente, di un anno e mezzo fa. Quando il colosso dell’eyewear ha aperto il primo negozio Sunglass Hut, catena interamente dedicata al segmento sole acquisita nel 2001, a Rio de Janeiro presso il Fashion Mall. L’accordo di acquisizione di due catene retail specializzate nell’eyewear da sole in Messico dimostra, inoltre, la volontà di sviluppare una piattaforma per il segmento nell’America Centrale e Latina, aree emergenti che fanno parte della cosiddetta “cintura del sole”, uno dei pilastri su cui si basa lo sviluppo di Sunglass Hut. “È una grande opportunità per Luxottica – ha ripreso Solca – per mantenere la leadership nel mondo dell’eyewear che ha ben salda da molti anni, continuando ad allargare il proprio ambito distributivo e a investire con gradualità nei diversi mercati. Il che significa acquistare catene, come sta facendo peraltro anche in Italia con la recente acquisizione di Salmoiraghi&Viganò. “Per Luxottica continuare a integrarsi a valle nel retail è uno dei pilastri della strategia, ha continuato Solca, e “ai big dell’occhialeria mancano paradossalmente posizioni retail in Europa. In conclusione, a mio avviso, è stata un’operazione intelligente e ben strutturata per entrambi”.
A seguito dell’acquisto della catena di ottica italiana, Guerra aveva dichiarato alla stampa che l’operazione era stata chiusa con l’obiettivo di “difendere il sistema Italia”. Ma proprio la questione degli equilibri made in Italy sarà uno degli ambiti più delicati per il gruppo nei prossimi anni. Da un recente report di Merrill Lynch, infatti, risulta che oggi la produzione di Luxottica è per circa il 70% italiana, ma già nel 2014 l’asse produttivo cambierà radicalmente. In questo ambito, giocherà un ruolo decisivo l’industria del Drago: “L’Italia rimane oggi – scrivono gli analisti di Merrill – il principale sito produttivo, ma ci attendiamo che in tre anni ci sarà un ribaltamento dei ruoli con la Cina”. Gli esperti della banca sono rimasti impressionati dagli impianti di Dongguan, “la cui dimensione – scrivono – è pari a quella italiana (6.500 dipendenti in Cina verso i 7.000 in Italia), il sito è più efficiente con la capacità di triplicare l’attuale piattaforma. Nel medio termine, è previsto diventi il principale hub produttivo di Luxottica”. In prospettiva, dunque, il production mix del gruppo veneto verrà totalmente stravolto, con una produzione in Italia che scenderà ben al di sotto del 50% a favore di un incremento in Cina e, appunto, in Brasile. Dalle parti di Agordo, probabilmente, è già tutto previsto, è il sistema di forte integrazione con dipendenti e territorio dovrebbe garantire un trapasso senza scosse. Tuttavia, c’è chi ci scherza con sarcarmo. “Luxottica xe veneta? No, xe estera”.

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