«Luxottica resterà ad Agordo»

Il n.2 Francavilla spiega i segreti del successo: «Bravura e questa gente»

«Luxottica resterà ad Agordo»
AGORDO. «Il ruolo centrale di Agordo non verrà mai meno». Cinquant'anni dopo Luxottica riparte da dove la sua storia è iniziata, dalla città che per Luigi Francavilla, numero 2 dell'azienda leader mondiale nel settore dell'occhiale, continuerà a essere un punto fermo nella strategia di Luxottica. Sabato prossimo Agordo sarà teatro di un evento di rilievo, di una festa in grande stile per celebrare il mezzo secolo di vita del colosso creato nel 1961, dal nulla, da Leonardo Del Vecchio. Al suo fianco, dal 1968 in poi, c'è stato Luigi Francavilla, ancor oggi presidente di Luxottica srl (a cui fa capo la produzione) e vicepresidente di Luxottica Group, l'azienda quotata in borsa. A differenza di Del Vecchio, Francavilla ad Agordo ci vive e ad Agordo, anche in questo momento tutt'altro che facile per quanto concerne il futuro dei servizi (ospedale, scuole, trasporti), offre una certezza. «Ma perché - si chiede - si dice sempre "Se Luxottica chiude..."? Chi è che lo dice? Noi non l'abbiamo mai detto, né pensato e anzi la nostra storia parla da sola: qui ad Agordo non abbiamo mai perso un posto, semmai siamo cresciuti di continuo. Il pericolo di una chiusura non c'è né oggi con Del Vecchio e il sottoscritto, né domani con i dirigenti del futuro che saranno ancora più bravi di noi». Nel capoluogo di vallata oggi lavorano 3 mila e 500 persone, 2 mila sono a Sedico, 400 a Cencenighe, 700 a Pederobba, 800 a Rovereto e Lauriano, 300 a Milano. La crisi che investe il mondo e l'Italia in particolare non ha toccato Luxottica che, a 50 anni, sta benissimo. «Noi non siamo in crisi - dice Francavilla - il settore non so, ma noi no. Perché? Beh, perché siamo i più bravi. Dopo le banche siamo quelli che, in Italia, hanno la capitalizzazione più alta, anche meglio di Fiat». Superbia? No, semplicemente l'empirica constatazione di un (lo dice lui) "buon collaboratore" che ha fatto tutti i passi assieme a (lo dice sempre lui) "un buon imprenditore". Come da una piccola fabbrica si sia arrivati a un impero è lo stesso Francavilla a suggerirlo. «Noi ci siamo sempre mossi bene - sostiene - degli altri non mi piace parlare. Lo abbiamo fatto mettendoci amore, trasparenza nelle scelte a tutti i livelli, efficienza. Ma soprattutto abbiamo sempre fatto il passo dietro la gamba. C'è chi se ha in tasca 100 spende 110: sbagliato! Se hai cento devi spendere 99, non devi avere fretta, un gradino alla volta. Poi va detto che abbiamo sempre investito, a volte anche senza avere ancora guadagnato. Ma non abbiamo mai rischiato, ecco perché non mi vengono alla mente momenti no». Fra questi passi ce ne sono alcuni sui quali Francavilla ritorna. Il primo è l'assenza di conflittualità sindacale. «Negli ultimi 30 anni non ricordo scioperi - spiega - anche perché abbiamo sempre cercato di anticipare le richieste del lavoratore. Non c'è stato turn-over, i lavoratori, se non per motivi famigliari, non se ne sono mai andati». In tale contesto si inserisce pure il tema del welfare di cui oggi tanto si parla, ma le cui radici affondano nel passato remoto. «Il welfare - ricorda il vicepresidente di Luxottica Group - lo abbiamo avviato nel 1972 con la mensa gratuita. E c'era chi diceva che non potevamo farlo perché nessuno lo faceva. All'inizio abbiamo dovuto far pagare 50 lire ai dipendenti. Poi sono arrivate altre cose: il carrello della spesa, la palestra, i libri di testo. Se il dipendente sta bene l'azienda ne trova giovamento. È una strada, questa, che abbiamo imboccato e che continuerà, in pentola c'è sempre qualcosa che bolle». Procedendo con i passi, Francavilla ne ricorda altri due: la vendita diretta dei propri prodotti (7 mila oggi i negozi in cui Luxottica vende solo occhiali) e il fatto di non essersi mai montati la testa. Nelle nozze d'oro, però, non poteva mancare un omaggio alla sposa. «La gente locale - conclude Francavilla - di Agordo, della provincia, del Veneto ha risposto alla grande. Gli agordini poi sono brava gente». Il matrimonio può continuare.
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